11 Maggio 2013
SOS KIWI: EMILIA ROMAGNA, A RISCHIO OCCUPAZIONE E IMPRESE

A rischio occupazione e aziende agricole in Emilia Romagna a causa della recrudescenza della batteriosi del kiwi, un’infezione che mette a rischio 4.000 ettari di frutteti (di cui il 70% prodotto nella sola provincia di Ravenna, con il territorio faentino a fare da capofila) per una produzione di oltre 80 milioni di chilogrammi, con un valore al consumo di oltre 120 milioni di euro. Lo ricorda Coldiretti Emilia Romagna in riferimento alla grave batteriosi che già dallo scorso anno ha colpito il kiwi in Emilia Romagna come nel resto d’Italia e in Europa.
L’eccesso di pioggia di questa primavera ha reso la lotta contro questa malattia ancora più difficile in quanto il batterio ha trovato le condizioni favorevoli per diffondersi. Mentre le piante collassano e muoiono (circa 200 ettari colpiti fino ad oggi), gli agricoltori sono impotenti in quanto la ricerca non ha ancora trovato un rimedio efficace per questa malattia che attacca solo le piante, ma non i frutti.
In questo momento, l’unico modo di contrastare l’epidemia – ricorda Coldiretti – è quello di tenere attentamente monitorati gli impianti e di intervenire con prontezza ai primi sintomi, abbattendo e bruciando sul posto le piante infette. Una soluzione che ha ovviamente costi pesantissimi per le imprese agricole.
Coldiretti, come già lo scorso anno, ha sollecitato un intervento della Regione perché non venga lasciata solo sulle spalle degli imprenditori agricoli la lotta contro una vera calamità per l’agricoltura e l’economia emiliano romagnola. I rischi in questo 2013 si sono anche aggravati anche a causa della riduzione del 56% dei contributi previsti per le aziende agricole colpite nel 2012.
La Regione ha oggi promesso di aumentare le risorse stanziando complessivamente un milione di euro. “Ora – commenta Massimiliano Pederzoli, vice presidente Coldiretti Emilia-Romagna – si tratta di passare dalle promesse ai fatti, con indennizzi a tutti i produttori colpiti, senza che nessuno venga lasciato per strada perché ignorare anche solo un piccolo focolaio significa ridare spinta ad una malattia che può far sparire una produzione importante della frutticoltura regionale”.

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