7 Settembre 2011
MARINI: “ORTOFRUTTA, BASTA CON LE DISTORSIONI DEL MERCATO”

Crisi generale e crisi rurale. Un intreccio pericoloso per tutti, con negativi riflessi in particolare sull'agricoltura, ingiustamente considerata marginale per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Ne parliamo con Sergio Marini, presidente nazionale della Coldiretti, la più autorevole organizzazione sindacale del settore, nella tradizionale intervista alla “ripresa” autunnale che quest’anno si presenta a tinte più fosche delle precedenti.
   
Presidente Marini, siamo su crinali diversi di un unico precipizio? O il mondo agricolo rischia molto di più rispetto ad altri settori?
Bisogna recuperare il ruolo della Politica nell’interpretare i bisogni dei cittadini senza farsi condizionare dall’economia e dalla finanza che spinge verso un modello di sviluppo che ha favorito le speculazione e nuove povertà. Le difficoltà delle imprese agricole sono il frutto dello stesso arretramento dell’etica sociale nel mercato. La globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità, di onestà e di trasparenza  che ha generato la crisi internazionale ed ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi,  come fosse un aspirapolvere o un frigorifero. Gli effetti drammatici, legittimati sull’altare di un libero mercato senza regole, vanno dalle speculazioni sulle materie prime agricole al  furto di milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi piu’ poveri, il cosiddetto land grabbing, fino alle  grandi bugie sul potere salvifico degli organismi geneticamente modificati (Ogm), la cui diffusione sotto il pressing delle multinazionali è aumentata insieme al numero degli affamati. 
La crisi, purtroppo, non è soltanto italiana ma europea, mondiale. E proprio la Comunità Europea  “minaccia” – ma forse è meglio dire- ipotizza di chiudere o quanto meno stringere i cordoni della borsa, quella dei contributi comunitari alle produzioni agricole.
Il negoziato è aperto e i nostri rappresentanti istituzionali a Bruxelles devono dimostrare di saperlo gestire. Da parte nostra abbiamo creato tutte le condizioni affinchè l’Italia sappia esprimere il suo ruolo di leader a livello comunitario in agricoltura. Difesa del budget, filiera corta, più efficaci strumenti di mercato, assicurazione al reddito, ed ancora centralità del lavoro e contrasto alla rendita fondiaria sono alcuni degli importanti obiettivi che l’Italia deve perseguire sulla base del documento elaborato da tutte le organizzazioni agricole e cooperative. 
 
In questo orizzonte piuttosto cupo si inserisce il problema  di alcuni prodotti tipici del Sud, in particolare frutta e ortaggi, penalizzati più di altri. E’ di questi giorni la protesta dei nostri agricoltori che hanno distribuito gratuitamente meloni, pesche, percoche ed altro perché non adeguatamente compensati.
Al di la dei fattori congiunturali che si sono verificati è chiaro che il problema è strutturale e occorre intervenire sulle strozzature e distorsioni che si verificano nel passaggio dell’ortofrutta dal campo alla tavola che sottopagano il nostro prodotto su valori insostenibili al di sotto dei costi di produzione e rendono troppo onerosi gli acquisti per i consumatori che spesso sono costretti a rinunciare ad alimenti indispensabili per la salute gli acquisti. Ci vuole una assunzione di responsabilità dell’intera filiera che segue il prodotto da quando esce dall’azienda fino a quando arriva sul banco dei supermercati” perché nella forbice dei prezzi dal campo alla tavola c’è sufficiente spazio per garantire reddito ai produttori e consentire acquisti al giusto prezzo per i consumatori.
 
Cosa sta facendo la Coldiretti?
 Da parte nostra siamo impegnati nel progetto per una filiera agricola tutta italiana  che ha portato alla nascita della prima catena di vendita diretta organizzata degli agricoltori italiani “Le botteghe di Campagna Amica” dove saranno offerti solo prodotti nazionali ottenuti dalle aziende agricole e dalle loro cooperative. Si tratta  di un nuovo e moderno canale commerciale di vendita diretta dei prodotti agroalimentari che si affianca alla Grande distribuzione e ai negozi di prossimità e che va ad integrare la rete già attiva di quasi diecimila frantoi, cantine, malghe, cascine e aziende agricole trasformate in punti vendita e i quasi mille mercati degli agricoltori di Campagna Amica già presenti su tutto il territorio nazionale.
Altro tema scottante quello della sicurezza nelle campagne. Furti di rame ma anche di piante ed animali si moltiplicano.
La criminalità che opera nelle campagne incide più a fondo nei beni e nella libertà delle persone, perché, a differenza di quella criminalità urbana, può contare su un tessuto sociale e su condizioni di isolamento degli operatori e di mancanza di presidi di polizia immediatamente raggiungibili ed attivabili Occorre lavorare per il superamento della situazione invertendo la tendenza allo smantellamento dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio. Di questo abbiamo parlato con i rappresentanti delle istituzioni. A questi furti di beni reali se ne aggiungono però altri altrettanto gravi che sfruttano a credibilità conquistata dagli agricoltori italiani nel garantire la qualità delle produzione per fare affari attraverso gli inganni, le frodi e le sofisticazioni per spacciare come Made in italy quello che non è.
 
Il problema delle importazioni selvagge è particolarmente sentito in Puglia, il granaio d’Italia, dove però non finiscono di sbarcare navi con grano proveniente da ogni parte del mondo?
Dal primo rapporto sulle agromafie elaborato dalla Coldiretti insieme all’Eurispes emerge che ben il 33 per cento dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati (per un valore di 51 miliardi di euro) deriva da materie prime importate e rivendute col marchio Made in Italy. In particolare ad esempio una mozzarella su quattro non è ottenuta direttamente dal latte ma da cagliate spesso importate. Una situazione che non è più tollerabile e bisogna intervenire con il rafforzamento dei controlli e una normativa più stringente sull’obbligo di indicare l’origine in etichetta.

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