19 Ottobre 2010
MARINI A TREMONTI: “NON AUMENTARE COSTI IMPRESE”

"Non chiediamo nuove misure in campo fiscale perché consideriamo il sistema fiscale agricolo il più avanzato. Occorre però che tale sistema sia mantenuto e con esso quelle misure che sono in vigore da decenni e che, se dovessero sparire, specie in un momento di crisi come l’attuale, avrebbero pesanti ripercussioni sulle imprese a causa dell’aumento dei costi del lavoro e di produzione".
E’ quanto ha chiesto il Presidente della Coldiretti Sergio Marini al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel suo intervento conclusivo al X Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, facendo riferimento alla fiscalizzazione degli oneri sociali nelle aree svantaggiate, ai fondi pr la bieticoltura e alle accise sul gasolio agricolo.
"In questo momento, l’attenzione del Governo per il settore agricolo è importante anche a livello comunitario. Siamo – ha sottolineato Marini - nella fase cruciale della discussione sulla Riforma della Politica agricola comunitaria. A Tremonti chiediamo la massima attenzione nella difesa del bilancio agricolo a livello comunitario e a livello nazionale. Non vorrei, tuttavia, che a forza di parlare di politica agricola finissimo per morirci dentro. Il documento che abbiamo presentato qualche mese fa al Commissario Europeo all’Agricoltura Ciolos resta – ha continuato Marini – l’approfondimento più avanzato di discussione sul tema. Consigliamo quindi a tutti di leggerlo e da li ripartire".
"Qui a Cernobbio abbiamo anche parlato del progetto per una filiera agricola italiana e del suo stato di avanzamento – ha rilevato Marini - con la presentazione dei vari accordi stipulati. Rispetto allo scorso anno abbiamo fatto molta strada, dall’energia con il gruppo Maccaferri al tabacco con Philips Morris, dai Consorzi Agrari al credito, mentre da altri non sono venute proposte alternative concrete. Purtroppo questo paese si divide tra chi le cose le fa e chi 'bastona' chi fa le cose", ha denunciato il presidente della Coldiretti.
"Passando alla legge sull’etichettatura, speriamo vivamente che possa chiudere il suo percorso in settimana alle Camere, in attesa di aprire il confronto con la Ue. Vorrei però sottolineare che se il nostro Paese è andato in procedura d’infrazione per 150 volte potrebbe farlo, per un valido motivo,  anche la 151esima. Il confronto con la Comunità – ha puntualizzato Sergio Marini - si può anche vincere. Siamo noi a doverlo fare perché solo noi abbiamo da difendere qualcosa, non certo gli altri Paesi".
"Sugli Ogm vorrei sottolineare come tutte le iniziative attuate, tutte le illegalità fatte e le pressioni esercitate da parte delle multinazionali non hanno sortito risultati. Gli italiani non li vogliono, gli agricoltori non li vogliono, i politici nemmeno, quindi anche il ministro Galan se ne faccia una ragione.
Sulle emergenze che si rincorrono, dalla crisi della pastorizia ai problemi della filiera del vorrei dire ai politici pomodoro – ha continuato Marini - che la gente bisogna incontrarla quando chiede un sostegno. Non si può essere assenteisti. Le emergenze si gestiscono anche con la solidarietà e la considerazione, valori che il nostro Paese dovrebbe recuperare".
"La globalizzazione in passato non si è riusciti a governarla probabilmente per una mancanza di volontà. Oggi non la si governa perché mancano gli strumenti per poterlo fare. Sta di fatto che è costata tantissimo alla gente, anche perché quando vince il mercatismo sono i cittadini a pagarne le conseguenze. E se il mercatismo va troppo avanti a perdere sono anche i diritti, poiché vince l’offerta e non la domanda, e si finisce con l’essere preda di bisogni indotti e non reali. E perdono anche l’impresa e l’etica, non certo quelle imprese virtuali che fanno finanza pura e che se scompaiono non se ne accorge nessuno, tranne i poveracci che hanno investito su di esse".
"Quando vince il mercatismo e la politica è debole è più semplice far passare la delocalizzazione come internazionalizzazione delle imprese. Loro delocalizzano e noi gli diamo i soldi e gli diciamo pure 'bravi'. E dietro lo stesso bilancio sociale, che va tanto di moda, c’è la volontà di rispondere in maniera etica ai bisogni della società o è solo un’operazione di marketing? Ma a perdere è anche la politica che diventa povera e residuale, che alimenta dibattiti che sono indifferenti a ciò che accade realmente e che assomigliano a telenovelas dove il cittadino guarda con la consapevolezza che i problemi dovrà comunque risolverseli da solo.  E con una politica debole vince anche la burocrazia".
"La globalizzazione senza politica ha un prezzo troppo alto e non ce lo possiamo permettere. Dinanzi a tutto ciò, cosa può fare la società? La situazione attuale assomiglia a una corsa automobilistica, dove o vince la macchina, o il regolamento, spesso stupido, o il pilota. Ebbene, se la macchina è il mercato, il regolamento lo Stato e il pilota la società, vediamo che negli ultimi tempi a vincere sono sempre più spesso i primi due. O meglio, quasi sempre la prima. Il problema è che oggi manca il pilota, ovvero la società. La domanda è ora se abbiamo forze sociali disponibili ad assumersi la responsabilità, a investire in questa direzione, ricreando lo giusto equilibrio tra mercato e Stato.
Da parte nostra abbiamo due esempi. Se non ci fossero stati la Coldiretti e tutte le forze che l’hanno sostenuta in questo percorso, saremmo stati capaci di fermare la Monsanto in Italia nel suo tentativo di diffondere gli Ogm?".
"Sull’etichettatura è capitato lo stesso. Tre anni fa abbiamo fatto approvare una legge che però ha trovato l’ostacolo della burocrazia e delle lobby comunitarie. Ma ora non è stata la pressione delle forze sociali a creare il sentiment necessario per portare a compimento la nuova legge e per tentare di convincere il livello comunitario?
Di certo non sono servite quelle forze chiuse nel corporativismo o nel qualunquismo, specie quelle forze che stanno insieme per rabbia, per far dispetto a qualcun altro che non le considera. Dobbiamo puntare su tutte le forze utili, e Coldiretti è con queste, perché siamo partiti dagli interessi e dai bisogni della gente al cibo al giusto prezzo, da un sistema produttivo solidale e sostenibile alla sussidiarietà e alla solidarietà, ed è con questi concetti che abbiamo costruito le leve competitive e un progetto economico che è dunque nato da obiettivi generali ed è stato portato avanti con una grande coerenza organizzativa e associativa. Una coerenza che non mette in contrasto gli interessi del socio e del cittadino, gli interessi del settore e del Paese.
Se riusciamo a mettere insieme tutti i soggetti che hanno una visione di questo tipo del Paese e la volontà di farlo crescere, penso che l’Italia avrà delle risorse enormi da giocarsi. Non solo quelle, uniche, dell’agroalimentare e del turismo, ma anche quel buonsenso che alberga nella stragrande maggioranza dei cittadini e che rappresenta il patrimonio più grande per il Paese. Dobbiamo fare molta strada e di questa strada l’agricoltura ha bisogno".

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