20 Settembre 2010
MADE IN ITALY: COLDIRETTI, SCANDALOSO IMPORT FINTA PASTA ITALIANA

La scandalosa importazione di pasta con falso marchio Made in Italy proveniente dalla Grecia mette a rischio l’immagine dell’agroalimentare nazionale in tutto il mondo e danneggia consumatori e agricoltori italiani, che vedono sottopagato il proprio grano. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’operazione della Guardia di Finanza e della dogana di Ancona che ha portato al sequestro, su tre rimorchi sbarcati da una traghetto greco e diretti nel Nord Italia, di sessantatre tonnellate di pasta che, benche' prodotta all'estero riportava sulle confezioni la scritta “Made in Italy”' oltre ad altri simboli e iscrizioni tali da indurre il consumatore a ritenere la merce di origine italiana.

La pasta è il prodotto simbolo dell’alimentazione mediterranea e dell’Italia che detiene il primato nella produzione e nel consumo che è fissato attorno ai 26 chili a persona, tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese. Ad essere danneggiati insieme ai consumatori ci sono gli agricoltori ai quali il grano duro viene pagato intorno ai 22 centesimi al chilo mentre la pasta arriva a 1,4 euro al chilo secondo il servizio sms consumatori.

L’azione delle forze dell’ordine è importante per contrastare il furto di immagine e di identità che subisce il vero Made in Italy, che rappresenta il vero ostacolo alla crescita economica del settore agricolo e dell’intero Paese. Un danno incalcolabile per l’agricoltura italiana che vede sottopagati i propri prodotti senza alcun beneficio per i consumatori, anche per l’effetto della concorrenza sleale che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano.

Un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo e' fatto in Italia che è leader nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella degli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate), del Brasile (1 milione di tonnellate) e della Russia (858 mila tonnellate).

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