14 Novembre 2010
CRISI: SE NE ESCE CON IL MOTORE DEL MADE IN ITALY

La situazione di difficoltà dell’agricoltura italiana non dipende solo dalla crisi generale, ma dal fatto che stiamo vivendo i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali sono sottoposte giornalmente le nostre imprese: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio il cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento al convegno “Crescendo: esperienze di filiera agricola tutta italiana”, promosso da Coldiretti a Bologna nell’ambito della Giornata Nazionale del Ringraziamento, nel sottolineare che il risultato è il fatto che in Italia per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti oltre la metà (il 60 per cento) va alla distribuzione commerciale, il 23 per cento all’industria di trasformazione e solo il 17 per cento per remunerare il prodotto agricolo. A questa situazione insostenibile per le imprese agricole, denunciata anche dall'Antitrust che ha aperto una indagine sulla Gdo, la Coldiretti è però impegnata a reagire direttamente con il progetto operativo per una “Filiera agricola tutta italiana” che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni con l'offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo. Al convegno di Bologna sei aziende hanno dimostrato che il Made in Italy è il motore per uscire dalla crisi. Si tratta della conferma concreta dei risultati della prima indagine di Coldiretti-Swg sul contributo del Made in Italy alla ripresa economica, secondo cui il 91% degli italiani ha più fiducia negli alimenti nazionali rispetto a quelli stranieri e il 53% preferisce acquistare prodotti alimentari locali e artigianali rispetto a quelle delle grandi marche. Le aziende intervenute al convegno hanno puntato tutto sul prodotto strettamente legato al territorio e alla sua valorizzazione grazie alla presenza degli stessi imprenditori agricoli lungo tutta la filiera, dal campo al mercato. Il consorzio “Vacche Rosse” produce Parmigiano Reggiano 5.000 forme di vacche rosse reggiane, prodotto ad alto valore aggiunto per la sua riconosciuta qualità. “Biopiace”, consorzio di 72 aziende piacentine, ha puntato su produzioni biologiche tipiche per conquistare le mense di 36 scuole della provincia di Piacenza. Dalla sinergia di tre aziende agricole imolesi sono nati i “Poderi delle Rocche”, azienda vitivinicola in cui i tre imprenditori si sono specializzati ognuno nel presidio delle diverse fasi di produzione, trasformazione e commercializzazione; l’80% del loro prodotto derivato da vitigni tipici del territorio, viene commercializzato nei due punti vendita aziendali e il restante 20% attraverso vendita diretta alla ristorazione. Due punti vendita aziendali anche per “Orto Amico” di Ferrara, la cui forza è proprio il rapporto diretto con il consumatore che apprezza la qualità del prodotto fresco e la trasparenza dell’origine garantita dai 25 soci della cooperativa. Punta sul grano tutto romagnolo il pastificio riminese Ghigi, che realizza così la prima pasta veramente a chilometri zero, interamente da agricoltori del territorio; il suo obiettivo è una produzione di 50 milioni di chilogrammi di pasta all’anno. Ventisei produttori agricoli e quattro cantine sono invece il motore della Cooperativa agroenergetica territoriale (Cat) di Correggio (RE), azienda che produce energia elettrica e calore da biomasse. I soci hanno messo a disposizione i prodotti e i sottoprodotti di 1.160 ettari per cogliere le opportunità economiche offerte dalle agro-energie e creare una reale possibilità di sviluppo e miglioramento ambientale del territorio.

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