15 Novembre 2013
CRISI: PIÙ DI 1.000 AZIENDE AGRICOLE DELL’EMILIA ROMAGNA IN MANI STRANIERE

Sono mille le aziende agricole dell’Emilia Romagna gestite da imprenditori stranieri. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla base dei dati Inea-Infocamere divulgata in occasione dell’Assemblea elettiva del nuovo presidente nazionale di Coldiretti.
Il numero delle aziende emiliano romagnole guidate da stranieri – informa Coldiretti Emilia Romagna – rappresenta l’1,3% del totale delle imprese agricole e sono cresciute dell’1,9% tra giugno 2012 e giugno 2013, in controtendenza rispetto all’andamento delle aziende italiane che nello stesso periodo hanno fatto registrare una flessione del 4,1%.
Dopo i grandi marchi del Made in Italy – commenta Coldiretti Emilia Romagna – gli stranieri assaltano le campagne italiane con un aumento a livello nazionale dell’11 per cento delle aziende agricole passate in mani estere durante gli anni della crisi ed oggi in Italia si conta un totale record di 17.286 imprenditori agricoli stranieri.
Gli investimenti nelle aziende agricole – sostiene la Coldiretti – non sono infatti delocalizzabili e le opportunità di sviluppo che possono creare sono legate ai territori italiani, a differenza di quanto accade per le altre attività economiche, dove spesso al passaggio di proprietà ha fatto seguito la chiusura degli stabilimenti ed il loro trasferimento fuori dai confini nazionali”
In testa agli imprenditori stranieri nell’agricoltura emiliano romagnola – informa Coldiretti – ci sono i Francesi con il 18,4% del totale delle proprietà agricole straniere. Subito dopo sul podio ci sono gli Svizzeri (14,8%) e i Rumeni (10,7%). Seguono la Germania (8,8%), la Gran Bretagna (7,5%), l’Albania (4,4%), il Belgio e l’Argentina (4,3%), Stati Uniti (3,4%) e la Polonia (3,,2%). Più distanti Libia, Paesi Bassi, Venezuela, Canada, Marocco, Serbia e Montenegro, Austria.
Gli imprenditori agricoli stranieri non provengono solo da economie forti; in più, a scegliere la nostra regione sono soprattutto i giovani, con più della metà degli investitori (54%) che hanno meno di 50 anni.
Gli stranieri investono nell’agroalimentare Made in Italy perché gli ottimi risultati fatti segnare sul mercato estero, grazie all’immagine conquistata nel tempo, dimostrano che nel settore, anche se non c’è ancora il giusto reddito, c’è una prospettiva di futuro che non viene adeguatamente riconosciuta in Italia dove troppo spesso - sostiene la Coldiretti - si preferisce guardare al contingente e non al modello di sviluppo sul quale puntare per far crescere il Paese e cioè le leve uniche ed inimitabili di distintività come il cibo, il territorio, la tradizione, la cultura e il paesaggio.

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